Parrocchia S. Maria Addolorata - Messina
  Storia
 

Storia della Parrocchia

  La presenza dei penitenti di san Francesco di Assisi nella città di Messina viene attestata da un prezioso diploma redatto in data 26 giugno 1291. In esso le autorità civili esprimono la loro gratitudine ai fratelli della penitenza per l’illuminazione da essi curata sulla torre di san Ranieri, dove i francescani penitenti si erano insediati intorno al 1274.

 I francescani del Terzo Ordine Regolare  nel 1603, ebbero da monsignor Francesco Velardes de la Cuencha (1599 – 1604) arcivescovo di Messina, la chiesa di santa Maria del Pilerio, detta anche del Pilarello. Erano guidati dal servo di Dio fra Luca Nicastro da Cerami, fratello laico del TOR che morì a Messina  dopo essersi conquistata la venerazione del popolo.

  Nel 1611 i frati si trasferirono in altra sede e tre anni dopo in un’altra sede ancora, che divenne definitiva e che conservarono fino al 1866, quando dovettero lasciare tutto a causa delle leggi eversive.

  Il convento e la chiesa durarono fino al terremoto del 1908 che li rase quasi al suolo. La chiesa, detta comunemente di sant’Anna, era dedicata alla Madonna della misericordia. I frati vi avevano trasferito l’urna con il corpo di fra Luca e l’avevano arricchita con due importanti dipinti di Giovanni Simone Commando. Il complesso sorgeva sul corso Cavour, dove ora c’è l’isolato 267.

 

  Oggi i frati francescani del Terzo Ordine Regolare (TOR) sono in via Giuseppe Natoli, 67.

  Il convento in tre piani, (prima era Casa del clero), e la chiesa, sita in via La Farina, sono stati concessi in uso per 25 anni, rinnovabili, da monsignor Angelo Pajno, arcivescovo di Messina, ai religiosi del TOR per interessamento di padre Bernardino Vittorio Russo il 5 luglio 1933, che ne fu il primo priore.

  Negli anni 1932 – 1942 la casa religiosa fu amorevolmente guidata da padre Luigi Parano, priore e maestro dei novizi. Negli anni 1942 – 1945 da padre Salvatore Calvo e dal 1945 al 1948, praticamente semichiusa, ancora da padre Luigi Parano.

  Nel 1943, durante la seconda guerra mondiale, chiesa e convento sono stati quasi completamente distrutti dai bombardamenti. I frati, per non mettere a repentaglio la vita, si trasferirono al convento Gesù Ecce Homo in Calvaruso.

  Terminata la guerra nel 1945 e conclusi i lavori di rifacimento e ristrutturazione dei locali e della chiesa nel 1950, l’arcivescovo Angelo Pajno non voleva che i frati vi ritornassero. Ma grazie all'amicizia del segretario dell’arcivescovo, monsignor Antonio Barbaro di Rometta con il padre Vincenzo Grosso, i frati ottengono il consenso di ritornare in convento. L’arcivescovo però voleva che il TOR desse in cambio i locali degli Angeli in contrada Tirone. La trattativa non si fece sia perché i frati non avevano l’atto di possesso e sia perché era deceduto l’arcivescovo Angelo Pajno. Siamo nell’anno 1953.

  Subentra alla guida della diocesi di Messina monsignor Francesco Fasola. Avendo visto che la zona era in espansione e che la presenza dei frati era molto apprezzata dai fedeli anche per le attività pastorali svolte, eresse la chiesa di sant’ Andrea Avellino in parrocchia con il titolo di santa Maria Addolorata. In città, dal tempo del terremoto, mancava un luogo di culto intitolato a Maria santissima Addolorata. La chiesa è dedicata a sant’Andrea Avellino. Titolo riportato dalla grande chiesa che prima del terremoto sorgeva nei pressi della villa Mazzini.

 

  Nel mandato di priore si sono succeduti i padri Placido Saya e Francesco Cosenza. I frati hanno gestito la casa del clero fino al 28 maggio del 1966. In tale data è stato nominato primo parroco padre Vincenzo Grosso, ministro provinciale emerito, persona garbata ed amabile. Si deve alla sua attività lo sviluppo della comunità parrocchiale e il sorgere dei gruppi giovanili e l’Azione Cattolica. Ancora oggi i fedeli ricordano e apprezzano la sua fine sensibilità, il suo spiccato senso di umanità, la sua accattivante cordialità e la sua attenzione verso le problematiche sociali del tempo. E’ nata una comunità parrocchiale entusiasta. Il padre Vincenzo, con passione e garbo, ha educato una intera generazione.

  Il 31 agosto del 1981 è stato nominato parroco padre Giuseppe Milone, nativo di Corleone, la cui azione pastorale si è distinta nella catechesi, nella carità e nella promozione umana, nella pastorale della famiglia e nell’animazione vocazionale. La parrocchia, anche per l’impegno profuso da padre Milone, dai frati e d una operosa fraternità di francescani secolari, è stata sorgente di vocazioni. Padre Milone, dopo una breve malattia, è tornato alla casa del Padre il 10 dicembre 2006.

  Dal 1 luglio 2004 ministro locale e parroco è stato padre Angelo Lipari di Corleone. Inserito presto nell’animazione pastorale dell’arcidiocesi, ha svolto con entusiasmo e sensibilità pastorale il delicato mandato affidatogli e facendo tesoro dei moderni mezzi di comunicazione sociale ha lavorato nel segno della continuità, privilegiando l’accoglienza, l’ascolto e le visite alle famiglie. Il padre Angelo Lipari, tenente cappellano della Croce Rossa Italiana, arricchito dall’esperienza fatta nelle carceri di Siracusa, ha ottenuto  il permesso del Giudice di Sorveglianza del Tribunale di Messina l’autorizzazione a svolgere con alcuni volontari della Croce Rossa e della parrocchia, incontri umanizzati con le persone in stato di detenzione e bisognose di ricomporre i frammenti della propria esistenza.

  Dal 2007 come Vicario parrocchiale, nominato da monsignor Giovanni Marra, arcivescovo di Messina Lipari Santa Lucia del Mela, è subentrato padre Giovanni Giannetto, giovane cresciuto in parrocchia.

  Nel quadriennio successivo, dal 2008, la parrocchia è retta da padre Alberico Candela, sacerdote che ha svolto la sua attività religiosa specialmente a Roma e a Napoli. Egli sta continuando a portare avanti le attività della parrocchia, lodevolmente iniziate dai predecessori e certamente benedette dal Signore.

 

   La parrocchia dell’Addolorata è stata eretta nel 1966 in considerazione dell’eccessivo sviluppo edilizio e demografico della parrocchia santa Caterina Valverde, dalla quale il suo territorio è stato stralciato.

  La chiesa di sant’Andrea Avellino occupa per intero l’edificio dell’isolato 177, delimitata dalle vie La Farina, XXVII Luglio, Natoli e Lombardo Pellegrino. Quest’area, estesa soltanto mq. 467, è stata acquistata da monsignor Paino dal demanio con atto amministrativo del 10-6-1930, reg. a Messina il 6-10-1931 al n. 1299 unitamente alle aree degli Isolati 75 (S. Clemente), 508 (S. Marta dell’Arco) e 29 (Istituto Don Orione).

  La chiesa è a navata unica, con abside semicircolare: è larga m.12, lunga m.24, e alta m.12. Alle spalle della chiesa sono i locali annessi e di abitazione, distribuiti in tre piani, L’edificio è stato costruito secondo i criteri generali delle costruzioni antisismiche. La copertura del tetto è a soletta in cemento armato, mentre all’interno c’è un soffitto a canne con gesso su ossature lignee.

  L’architettura è molto semplice ed essenziale, caratterizzata soltanto dalla marcatura delle strutture portanti e degli archi. I lavori ebbero inizio il 1 febbraio 1932 e furono ultimati il 31 marzo 1933.

  Nella chiesa si venera un Crocefisso in legno di buona fattura, che i frati hanno portato con se dalla chiesetta di santa Caterina del sacro Cuore, che, agli inizi del secolo venne in possesso del Terzo Ordine Regolare. Le opere conservate nella antica chiesa di sant’Andrea Avellino furono trasportate nel Museo Nazionale.

 

  Territorio parrocchiale: partendo dal cosiddetto Maregrosso, il confine della parrocchia si svolge attraverso le vie santa Cecilia, La Farina, Nino Bixio, Ugo Bassi, Camiciotti, San Martino, XXVII Luglio, Giordano Bruno, Tommaso Cannizzaro, e di nuovo Ugo Bassi verso il porto fino al mare. Nel territorio parrocchiale resta compresa tutta la zona falcata con le stazioni ferroviaria e marittima. E’ pure compresa la chiesa santa Maria della Scala.

 

 

Popolazione: 5000 abitanti.

 

 
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